Psicologi
Domande pervenute dal gruppo degli Psicologi
Referenti (in ordine alfabetico):
- Gabriele Gianfreda (ISTC-CNR)
- Pasquale Rinaldi (ISTC-CNR)
Linguaggio e comunicazione
L'acquisizione e l'uso di una lingua dei segni ostacola lo sviluppo comunicativo e linguistico del bambino sordo?
Qual è la relazione tra esposizione a informazione linguistica visiva, riorganizzazione cross-modale della corteccia uditiva e outcome dell’impianto cocleare?
La riabilitazione con training multisensoriale ostacola o promuove l’apprendimento percettivo di informazione verbale?
Numerosi studi hanno documentato che conoscere e usare una lingua dei segni non ostacola il raggiungimento di buone competenze nella lingua parlata. Ma quali sono le evidenze scientifiche che dimostrano che acquisire precocemente una LS facilita (promuove, supporta) l’apprendimento della lingua parlata anche nel caso in cui il bambino sordo utilizzi l’impianto cocleare?
Ci sono evidenze scientifiche che dimostrano che nelle fasi più precoci usare gesti e segni supporta lo sviluppo delle abilità semantiche e l’apprendimento di parole con significato corrispondente ai gesti/segni precedentemente acquisiti. Ma che rapporti ci sono fra l’acquisizione e il successivo padroneggiamento delle regole grammaticali e pragmatiche di una LS e di quelle di una lingua vocale, in situazioni di bilinguismo bimodale?
Nell’interazione fra adulti udenti segnanti (genitori, insegnanti, assistenti alla comunicazione…) e bambini sordi esposti a una LS, quanto frequenti sono i contatti fra le lingue e le modalità? Che tipo di input il bambino riceve e quanto la sua comprensione linguistica è facilitata dall’uso simultaneo di due modalità? Gli adulti usano strategie diverse se il bambino ha l’impianto cocleare? La frequenza e la tipologia dei contatti fra le lingue cambiano in funzione delle competenze linguistiche del bambino in ciascuna delle due lingue?
Esiste nella comunità medica che lavora sugli impianti cocleari, così come in parte della comunità sorda, l’opinione che l’acquisizione di una lingua segnata interferisca sul processo di apprendimento di una lingua orale. Su quale l'argomentazione principale su cui si basa tale opinione? Che informazione è trasmessa alle famiglie di bambini sordi che hanno deciso di impiantare il loro figlio? La divulgazione scientifica delle conseguenze del bilinguismo bimodale è un prerequisito fondamentale per salvaguardare la corretta acquisizione linguistica (sia orale o segnata) del bambino impiantato. Come farlo?
Cosa sappiamo dell’impatto che esperienze linguistiche differenti (lingua dei segni, lingua parlata, lettura labiale) hanno sulle competenze linguistiche e di lettura dei bambini sordi? Quali sono gli aspetti che accomunano bambini sordi con buona competenza in lettura?
Quali fattori contribuiscono a spiegare le grandi differenze individuali?
Diversi studi nella letteratura scientifica, hanno sottolineato la variabilità interindividuale nello sviluppo linguistico dei bambini con impianto cocleare e l'importanza di considerare, tra i diversi fattori, il ruolo degli aspetti qualitativi e quantitativi dell'input linguistico dei genitori. Parallelamente, in ambito abilitativo e riabilitativo si assiste a una sempre maggiore valorizzazione degli interventi indiretti sulla comunicazione familiare come mezzo per supportare il percorso di sviluppo linguistico e comunicativo del bambino. Nelle linee guida regionali relative al percorso clinico e organizzativo per i bambini con ipoacusia, i genitori vengono indicati come "principali partner nel percorso terapeutico", tuttavia emerge molta variabilità tra le famiglie sulle modalità di comunicazione e di sostegno alle competenze linguistico-comunicative. Rispetto a questo tema e sulla base delle evidenze scientifiche, esistono dei protocolli condivisi in relazione al coinvolgimento delle famiglie e sulle modalità comunicative e gli aspetti funzionali del linguaggio in ambito familiare dopo l'attivazione dell'impianto? Nei contesti clinici che prevedono interventi indiretti con le famiglie, può essere importante prevedere studi sull'efficacia di tali percorsi?
Nel valutare le competenze linguistiche (in italiano e in LIS) dei bambini sordi, nonché le loro abilità cognitive, quali strumenti è più corretto utilizzare e a quali dati normativi bisognerebbe fare riferimento? Alcune volte con le persone sorde vengono utilizzati (traducendoli in lingua dei segni) test pensati e tarati su udenti. È corretto usare i dati normativi della standardizzazione del test su persone udenti e somministrato oralmente?
Esistono tentativi già effettuati per adattare test relativi a costrutti cognitivi-psicologici (v. ad es. test come MMPI, Big Five, Adult Attachment Interview)? Se si quali? Nel caso in cui i test vengano somministrati nella loro forma originale, in lingua scritta, i dati normativi vanno interpretati diversamente per le persone sorde?
Come capire se lo sviluppo cognitivo del bambino nato sordo può essere "tipico" anche nei casi in cui il bambino è stato esposto ad una lingua dopo il periodo di massima sensibilità per l'acquisizione del linguaggio.
Sviluppo altre abilità cognitive
Ci sono evidenze scientifiche che mostrano vantaggi nelle abilità cognitive (non linguistiche) di bambini e adulti sordi bilingui bimodali rispetto a coetanei sordi non segnanti? In quali aspetti si evidenzia eventualmente tale vantaggio?
In che modo/misura il bilinguismo bimodale (codificare l'informazione in due modalità) può influire sulla maturazione dei processi di memoria del bambino sordo?
In che misura i meccanismi di apprendimento di una lingua segnata differiscono da quelli di una lingua orale? Quali sono le differenze a livello dei meccanismi neuro-cognitivi tra bilinguismo unimodale e bimodale?
Come incide l'assenza di una stimolazione uditiva precoce sulla maturazione dei meccanismi di apprendimento implicito del bambino?
Esiste realmente un maggior rischio evolutivo per lo sviluppo delle funzioni esecutive associato alla sola sordità prelinguale?
Che differenze si notano comparando le capacità cognitive di bambini sordi dalla nascita non impiantati e bambini impiantati in età precoce? In particolare nell’area dell’attenzione e della memoria.
L’abilità di organizzare il mondo in categorie è una proprietà fondamentale della cognizione umana. Una tradizionale corrente filosofica/psicologica considera il linguaggio come una funzione cognitiva fondamentalmente indipendente da altre funzioni come ad esempio la percezione o il pensiero. Una diversa corrente considera invece che le funzioni cognitive siano altamente interdipendenti tanto che – per esempio la percezione – possa essere influenzata dalla lingua utilizzata. Cosa ci può dire la ricerca psicologica sulle lingue segnate in relazione a questo quesito?
Inclusione e supporto sociale
Grazie al miglioramento della tecnologia protesica e in particolare grazie all’utilizzo dell’IC, i bambini che nascono sordi possono sviluppare abilità verbali simili a quelle dei bambini udenti. Molte evidenze scientifiche però mostrano che alcuni bambini presentano aree di fragilità persistenti in relazione alla dimensione pragmatica e conversazionale del linguaggio, associata ad una difficoltà nella dimensione sociale ed emotiva che può diventare più evidente nella prima adolescenza. Nella presa in carico riabilitativa, questi aspetti vengono presi in considerazione precocemente per evitare effetti negativi a lungo termine? Come si potrebbero costruire percorsi integrati per considerare, ad esempio, i fattori di rischio e di protezione connessi alla dimensione emotiva e sociale e per attivare un'eventuale presa in carico in tempi utili?
Come favorire la socializzazione tra bambini udenti e bambini sordi.
Ci sono differenze nello sviluppo della capacità empatica delle persone impiantate in età precoce e impiantate in età adolescenziale/adulta?
Quali sono le differenze tra lo stile di attaccamento dei bambini sordi e dei bambini udenti?
È possibile evidenziare, all'interno delle tappe evolutive, una diversa percezione rispetto alla presenza, e quindi all'accettazione, dell'assistente alla comunicazione e/o dell'insegnante di sostegno? Come (e se) cambia il modo di relazionarsi a queste figure e quanto la loro presenza incide sulle dinamiche relazionali a partire dal periodo pre-adolescenziale in poi?
Se nell'ambito di una famiglia con genitori e uno o più figli sordi è presente anche un figlio udente, quanto il protrarsi di possibili dinamiche relazionali che portano ad una eccessiva responsabilizzazione possono poi sfociare in comportamenti conflittuali da parte di quest'ultimo verso i membri della propria famiglia?
Le persone sorde straniere vivono una particolare condizione di doppia difficoltà comunicativa: qual è la percezione rispetto al processo di inclusione scolastica e/o lavorativa e quali sono i principali vissuti emotivi?
Identità individuale e sociale
È possibile oggi tentare di conciliare una visione medica della sordità con una visione “culturale”?
La comunità dei sordi segnanti e i gruppi di sordi non segnanti rappresentano due mondi paralleli? Quanto e sulla base di quali criteri le persone sorde segnanti sono inclini ad accogliere (o a non accogliere) nella loro comunità persone sorde non segnanti? E quanto le persone sorde non segnanti desiderano (o non desiderano) essere incluse nella comunità dei sordi segnanti?
Un riconoscimento legislativo relativo alla lingua dei segni è quello che serve veramente per cambiare la situazione in Italia o è piuttosto di un cambiamento di percezione da parte della società quello che serve veramente?
Che cosa possiamo imparare dalla reazione che la comunità sorda ha mostrato attraverso la lingua dei segni nel periodo dell’emergenza Sanitaria?
Istruzione e educazione
Screening
Come indicato sia nella letteratura scientifica internazionale sia nelle linee guida regionali relative al percorso clinico e organizzativo per i bambini con ipoacusia, la comunicazione della diagnosi di sordità è un momento molto importante e delicato nella vita delle famiglie che può avere effetti anche a lungo termine per i genitori e, di conseguenza, per lo sviluppo del bambino. Considerando l'importanza di questo delicato momento, esistono protocolli condivisi nei diversi servizi rispetto alle modalità comunicative in relazione alla diagnosi di sordità che tengano conto anche della valenza psicologica di questo momento? Come possono essere costruiti questi protocolli?
Salute mentale
I tempi del colloquio psicologico/psicoterapeutico cambiano con le persone sorde? Diventano più lunghi? Rispetto all'elaborazione dei contenuti psichici, si riscontrano maggiori difficoltà per le persone sorde di giungere al concetto espresso e/o un maggiore bisogno di riprendere esempi concreti?
(prospettiva psicologica - dello sviluppo): esiste la "psicoterapia della sordità"? a che livello? (comunicativo, linguistico, in termini di salute mentale, in termini di intervento terapeutico, ecc)