Logopedisti/Logogenisti
Domande pervenute dal Gruppo dei Logopedisti/Logogenisti
- Valerio Leonetti (ASL, Cagliari)
- Debora Musola (Cooperativa Logogenia, Verona)
- Alessandra Resca (U.O.C. Audiologia e Otochirurgia Centro Impianti Cocleari e Protesi Impiantabili, Ospedale Bambino Gesù, Roma)
Presa in carico sistema famigliare
Di quali figure professionali deve essere costituita l’equipe multidisciplinare che prende in carico la famiglia?
Come informare i genitori per guidarli alla scelta riabilitativa consapevole (protesi acustica - PA o impianto cocleare - CI; metodo logopedico)? Attraverso quali percorsi si costruisce l’alleanza terapeutica necessaria?
La sorveglianza del sistema famigliare non si interrompe con la scelta dell’ausilio protesico e della metodologia logopedica. I genitori devono essere accompagnati durante lo sviluppo del bimbo sordo rimodellando, se necessario, terapia e contesti di apprendimento sulla base della specificità dei singoli comportamenti genitoriali (funzioni comunicative) e sulla fase evolutiva del soggetto (adolescenza).
Spunti per orientare l’approfondimento sul quesito:
1) Come educare le famiglie alla comunicazione?
2) Il tipo di scelta della famiglia legato al trattamento logopedico
3) Presa in carico del sistema famigliare. Costruzione di linee guida per la fase diagnostica e riabilitativa: quante e quali figure ruotano intorno alla famiglia? Con che ruolo? Fino a che punto è necessario il coinvolgimento della famiglia in terapia?
4) La scelta consapevole del genitore rispetto al presidio protesico ed alla modalità riabilitativa attuabile con il proprio figlio è prioritaria al fine di creare l’alleanza terapeutica che sta alla base del percorso evolutivo del bambino con ipoacusia. Necessita di un accompagnamento rispettoso e completo da attuarsi affiancando la famiglia dal momento del primo sospetto fino a quando necessario alla famiglia stessa. Da quali fattori è influenzata? Da dove parte nella sua costituzione? Qual è il ruolo del logopedista nello sviluppo emotivo della famiglia dalla diagnosi di sordità all’eventuale IC fino ad arrivare alla naturale conclusione del percorso riabilitativo? Quale il ruolo dei colleghi psicologi?
5) Principles and Guidelines for Early Hearing Detection and Intervention Programs) raccomandano: "I Principi e linee guida per lo screening precoce dell’udito e programmi di intervento precoce raccomandano che ogni famiglia dovrebbe essere pienamente informata sui vari approcci linguistici e sullo sviluppo comunicativo, e dovrebbe essere pienamente informata della necessità di promuovere l'acquisizione della lingua il prima possibile dopo l'identificazione [della sordità]. Durante il processo decisionale le famiglie dovrebbero essere incoraggiate a consultare il proprio gruppo di intervento precoce, altri specialisti (es., audiologi, esperti di disturbi del linguaggio, specialisti del linguaggio dei segni, adulti sordi o con problemi di udito, medici), servizi di assistenza sanitaria dei loro figli e altri genitori di bambini sordi o con problemi di udito". Nella nostra realtà le famiglie hanno garanzia di avere pieno accesso alle informazioni sui diversi programmi riabilitativi per scegliere consapevolmente l’iter riabilitativo che ritengono più adeguato per il loro bambino?
6) La selezione del bambino sordo candidato all'intervento di IC e la comunicazione/preparazione dei suoi familiari allo stesso, avvengono ancora con modalità piuttosto disomogenee sul territorio nazionale, passando spesso al logopedista, durante la delicata fase di inizio del percorso logopedico, il compito di rispondere (esponendolo anche ad un abuso professionale) a quesiti e dubbi che avrebbero dovuto essere oggetto di un iter informativo a conduzione multidisciplinare prima dell’IC. Esistono linee guida che descrivano come debbano essere informate le famiglie e da quali professionisti? Qualora esistano, come può tutelarsi un logopedista che operi in un contesto in cui le suddette non vengano rispettate? Di quali strumenti dispone per promuovere l’adozione delle medesime all’interno della struttura di appartenenza?
Strumenti, EBM e Formazione
Spunti per orientare l’approfondimento sul quesito:
TEST e Strumenti di Valutazione
Quali test sono a disposizione del logopedista per un assessment ottimale nella fascia d’età 0-2 anni?
Quali test permettono di discriminare difficoltà (linguaggio, apprendimento, pragmatica, disprassie) correlate alla diagnosi di sordità da quelle di natura primaria?
Con quali strumenti e criteri oggi un logopedista può decidere quando un percorso possa dirsi concluso e quanto dovrebbe durare lo stesso?
Qual è il ruolo della working memory verbale nelle rappresentazioni fonetiche e fonologiche e nell’attivazione del Lessico Mentale? Come può essere svolta un’analisi di questo tipo?
Quali test esistono per l’assessment del bambino bilingue ITA/LIS?
EBM su Metodi, Metodologie e Protocolli
Ci sono chiare evidenze scientifiche che mostrino la maggiore efficacia di un approccio riabilitativo rispetto ad altri?
Ci sono evidenze scientifiche in merito alla multisensorialità nella ri-abilitazione del bambino sordo?
Esistono delle Linee Guida condivise sulla ri-abilitazione dell’adolescente/adulto? E dello stesso con IC?
Ci sono evidenze scientifiche che esaminino la competenza nella Lingua dei Segni in relazione alla riorganizzazione corticale in soggetti con IC?
Ci sono evidenze scientifiche che dimostrino che l’esposizione precoce di un bambino con IC alla Lingua dei Segni possa compromettere gli outcome del percorso logopedico?
1880 (Congresso di Milano) – 2020 (Sordità infantile: una discussione partecipata): il gesto uccide (ancora) la parola?
La presa in carico del bambino che ha ricevuto una diagnosi precoce segue le Linee Guida Internazionali, avvenendo quindi intorno ai 3-4 mesi?
Esistono dei protocolli condivisi fra i servizi di Audiologia e quelli di NPI?
FORMAZIONE del Logopedista
Quale dev’essere il percorso di studi del logopedista che si occupi di sordità?
Quali sono i contenuti condivisi a livello internazionale e quali a livello nazionale per definire un professionista come “esperto di sordità”?
Il logopedista è veramente al servizio del bisogno del bambino sordo o piuttosto il bambino sordo e la sua famiglia si adattano inevitabilmente al metodo che conosce il logopedista?
Come fare per offrire al logopedista una formazione sul suo ruolo non solo nella fase di attuazione dell’iter logopedico, ma anche (soprattutto) nell’accoglienza delle famiglie, nell’esposizione di tutte le informazioni, nell’accompagnamento e nell’avvio al percorso?
Inclusione scolastica, acquisizione dell’italiano e coordinamento con gli operatori
Spunti per orientare l’approfondimento sul quesito:
In che modo l'inclusione scolastica del bambino sordo può garantire il rispetto di tutti i suoi diritti, relazionali, conoscitivi e linguistici?
Il bambino sordo: un alunno nella classe o un alunno della classe? Dal punto di vista linguistico, il lavoro ideale con il bambino sordo è un lavoro di tipo individuale, condotto in rapporto uno a uno e svolto al di fuori della classe dall’assistente alla comunicazione, dall’insegnante di sostegno, dal logopedista (alcune scuole lo prevedono) o dal logogenista. L’alunno sordo viene prelevato e condotto in una dimensione più intima e ridotta, in cui può lavorare allo sviluppo della sua competenza linguistica, obiettivo che in classe è difficile (forse impossibile) da raggiungere. Quanto è alto, però, il prezzo da pagare in termini di inclusione? È conveniente che il bambino rinunci a momenti significativi di relazione con i pari all’interno della classe e alla condivisione dei vissuti nella classe? Tuttavia, è utile, di contro, che trascorra tutto il tempo in classe, seppur chiuso nella sua scarsa autonomia linguistica e nelle sue difficoltà, che influiscono negativamente sulla socializzazione?
Focus sull'acquisizione dell'italiano (lessico e grammatica) nel bambino sordo
Il sordo non verbale: esiste la possibilità di acquisizione dell'italiano attraverso la lingua scritta, in assenza di una L1?
Competenza lessicale e sintattica: esiste una gerarchia in riabilitazione?
Esistono strumenti e modalità per sostenere l'arricchimento lessicale nel lavoro con il bambino sordo?
Come stimolare la scoperta delle informazioni grammaticali e implicite del testo narrativo nel lavoro con il bambino sordo?
Quale proposta educativa per i bambini sordi che presentano disabilità associate alla sordità?
Esigenza di coordinamento tra gli operatori:
La rete di professionisti che opera intorno al bambino sordo è ampia e varia: qualcuno lavora su quanto un bambino sordo sente, altri su cosa un bambino sordo sente, altri ancora cosa un bambino sordo comprende. In casi rari e fortunati c’è anche qualcuno che lavora su come un bambino sordo si sente. Tutti questi professionisti, insieme agli insegnanti, all’assistente alla comunicazione e ai genitori, lavorano per un unico obiettivo: far sì che le condizioni di vita del bambino siano favorevoli alla sua crescita, umana e scolastica. Succede spesso, tuttavia, che tutte queste figure lavorino su binari paralleli e indipendenti. Dove risiede la difficoltà di incontro e condivisione dei saperi e delle esperienze? Quanto ognuno di noi è disposto ad accogliere il punto di vista altrui e quanto è disposto a condividere il proprio?
Quella dei bambini sordi è una disabilità che nell’ambiente scolastico non disturba: il bambino sordo ha spesso molte ore di lavoro con l’insegnante di sostegno e con l’assistente alla comunicazione, talvolta non dichiara le sue difficoltà di comprensione e si aiuta attraverso l’imitazione dei compagni. Spesso è anche genericamente equiparato ad un bambino straniero. Questa quotidianità, all’apparenza di facile gestione, non induce la scuola a porsi degli interrogativi specifici e a farsi aiutare dalla conoscenza. Quanto sarebbe diverso l’approccio della scuola se ciascuna delle figure professionali che vi operano fosse documentata su alcune nozioni di base, per esempio riguardo alle teorie di acquisizione del linguaggio?
In che modo si potrebbe dar vita ad una rete di professionisti che funga da orientamento per le famiglie con bambini sordi? E quale soggetto potrebbe fungere da nodo centrale di tale rete, con un compito di coordinamento?
Collaborazione insegnante – logopedista: si possono individuare delle linee guida comuni, che permettano di sostenere e potenziare il lavoro di ciascun operatore?
È giusto richiedere a priori Insegnante di Sostegno e Assistente alla Comunicazione in ambito scolastico per bambini sordi con IC che hanno raggiunto buoni livelli di percezione verbale e adeguato sviluppo linguistico? In caso affermativo, come far passare la comunicazione in maniera adeguata ai genitori che magari hanno sospeso la terapia logopedica da diverso tempo per raggiungimento di tutti gli obiettivi prefissati?