Dottorandi
36° ciclo di dottorato
Ciclo 36°- Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee (2021-2024)
Tutor: prof.ssa A. Pedrotti
Titolo del progetto: Per un approccio sistematico alla comprensione e alla tutela dei siti archeologici in grotta della Campania
Riassunto della ricerca: Il progetto ha due obiettivi: sistematizzare e incrementare la conoscenza dei rinvenimenti archeologici in grotta in Campania; rafforzare la tutela delle grotte, intese come deposito archeologico attraverso un sistema informativo territoriale (Gis).
Attualmente manca uno studio sistematico sull’archeologia delle grotte della Campania. Gli studi circoscritti a singoli contesti, non considerano la relazione tra i siti in grotta e siti esterni. Inoltre, si rilevano lacune nel catasto esistente, essendo state molte grotte esplorate solo da speleologi.
Il progetto prevede una prima fase costituita dal censimento dei siti in grotta. In una seconda fase si procederà all'analisi della distribuzione degli insediamenti e dei reperti. L'analisi ha come scopo
I) elaborare una mappatura in chiave diacronica dei contesti,
II) mappare le relazioni tra i siti noti e gli areali esterni;
III) definire le forme di occupazione e l'uso funzionale dei siti in grotta.
Lo studio contribuisce a un incremento della conoscenza del territorio e dell'apporto scientifico - archeologico all’attività speleologica, coinvolgendo enti e istituzioni, in un'ottica di rete sempre più ampia.
Impiego attuale: PhD Candidate
Altre informazioni: Academia, Researchgate
Ciclo 36°- Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee (2021-2024)
Tutor: prof. E. Vaccaro
Titolo del progetto: Tecniche costruttive di epoca romana: catalogo ed analisi delle strutture edilizie presenti in Trentino
Riassunto della ricerca: Il progetto intende realizzare uno studio sistematico delle tecniche costruttive delle strutture edilizie di età romana ritrovate in Trentino, ponendo particolare attenzione a quegli elementi di tipicità regionale, da cui si potranno desumere considerazioni di carattere sociale, economico e culturale. Il fine è quello di creare un catalogo delle tecniche edilizie che, fornendo informazioni in modo critico e puntuale, possa divenire strumento conoscitivo e consultivo soprattutto per future indagini archeologiche e interventi di conservazione. In breve, il progetto mira a colmare un deficit conoscitivo presente nella letteratura archeologica e a comprendere e analizzare l'evoluzione delle tecniche costruttive romane a livello regionale.
Impiego attuale: Dottoranda
Altre informazioni: Academia, Researchgate, Linkedin
35° ciclo di dottorato
Ciclo 35°- Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee (2020-2023)
Tutor: prof.ssa E. Possenti
Titolo del progetto: Presenze germaniche nell’Italia tardoantica
Riassunto della ricerca: Obiettivo della ricerca è comporre il quadro delle presenze germaniche nell’Italia tardoantica, individuando le testimonianze archeologiche relative agli spostamenti di gruppi umani che costituirono le premesse delle grandi migrazioni altomedievali. Nello specifico, si intendono mettere a confronto le strutture insediative, la cultura materiale, gli usi funerari e i risultati di recenti analisi antropologiche, che identificano le popolazioni germaniche nelle sedi originarie, nelle tappe intermedie dei loro spostamenti verso ovest e nelle sedi di destinazione finale nella Penisola.
Impiego attuale: Dottoranda
Altre informazioni: Researchgate, Academia, Orcid
Ciclo 35°- Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee (2020-2023)
Tutor: prof. S. Grimaldi
Titolo del progetto: Lo sfruttamento delle risorse animali nel Pleistocene superiore in Italia settentrionale: ricostruzione delle strategie venatorie nella sequenza del Paleolitico medio e superiore al Riparo Mochi (Balzi Rossi) e Riparo Tagliente (Monti Lessini)
Riassunto della ricerca: La ricerca definirà i comportamenti venatori delle due specie umane che abitarono l’Italia settentrionale nel corso del Paleolitico medio e superiore, il Neandertal e l’Uomo anatomicamente moderno. Lo studio analizzerà i resti faunistici provenienti dai livelli musteriani, protoaurignaziani e aurignaziani di due siti chiave: il Riparo Mochi (Balzi Rossi - Liguria) e il Riparo Tagliente (Monti Lessini - Veneto). L’obiettivo finale della ricerca è la ricostruzione dei diversi aspetti del comportamento venatorio umano ma anche la definizione dello scenario ecologico-ambientale e la stagionalità di frequentazione dei siti.
Impiego attuale: Dottorando
Altre informazioni: Academia, Researchgate, Linkedin, Orcid
34° ciclo di dottorato
Ciclo 34°- Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee (2019-2022)
Tutor: prof. D.E. Angelucci
Titolo del progetto: Archeologia d’alta quota alle sorgenti del Brembo
Riassunto della ricerca: Il progetto si propone di ricostruire le dinamiche di popolamento e sfruttamento del territorio in un'area limitata dell'alta valle Brembana, sita in comune di Carona (BG), attraverso uno studio delle evidenze archeologiche in una prospettiva temporale diacronica. L'area è caratterizzata dalla presenza di incisioni rupestri, databili dalla tarda età del Ferro fino all'età contemporanea, ed è stata sfruttata per attività estrattive di minerale ferroso fino alla metà del XX sec. d.C.; la zona conserva inoltre una forte vocazione pastorale, con allevamenti ovini e bovini a carattere stagionale.
Impiego attuale: Dottorando
Altre informazioni: Academia, Researchgate, Orcid
Ciclo 34°- culture d’europa. ambiente, spazi, storie, arti, idee (2019-2022)
Tutor: prof.ssa E. Possenti
Titolo del progetto: Le sepolture femminili privilegiate in Italia tra la seconda metà del vi e la fine del vii secolo: materiali, contesti e problemi.
Riassunto della ricerca: nell’ambito dell’archeologia funeraria altomedievale il progetto mira a indagare le sepolture femminili in condizioni di privilegio rinvenute entro gli attuali confini italiani, attraverso una serie di criteri archeologici desumibili direttamente dalle tombe. In questo modo si vogliono analizzare le molteplici caratteristiche e le trasformazioni delle aristocrazie laiche ed ecclesiastiche distribuite nelle città e nelle campagne e i rapporti intercorsi con la corte regia, in un periodo storico cruciale per la penisola poiché profondamente segnato da cambiamenti sociali, politici ed economici.
Impiego attuale: Dottoranda
Altre informazioni: Academia, Researchgate, Linkedin, Orcid
Affiliazione: Universidad Cordoba (Instituto de Estudios de Postgrado), Andalucia, ES. Programma di dottorato: Recuperación y Gestión de Patrimonio Arqueológico de la Prehistoria Métodos y Técnicas.
Ente di affiliazione per il titolo europeo (Estancia): Institut Für Ur- Und Frühgeschichte und Archäologie Des Mittelalters, Eberhard Karls Universität Tübingen, DE.
Tutor: J.C. Martín de La Cruz
Titolo del progetto: Forme di relazioni interculturali nella seconda metà del secondo millennio a.C.: il caso della Sicilia
Riassunto della ricerca: L’oggetto della ricerca è quello raccogliere tutti i dati noti e proporre una ricostruzione realistica del rapporto tra le popolazioni indigene della Sicilia e popolazioni allogene provenienti dal continente (Ausoni) e soprattutto dal Mediterraneo (micenei, maltesi e ciprioti) nella seconda metà del secondo millennio a.C.
Attraverso l’esame di tutti i siti e il confronto tra quelli che presentano materiale d’importazione e quelli che ne sono privi è stato possibile definire sia il tipo di relazione (diretta o indiretta) tra le popolazioni autoctone e quelle allogene sia la loro evoluzione e dinamica durante il Bronzo medio e recente.
La presenza di materiale d’importazione o meno ha inoltre consentito di comprendere le modalità di risposta, passiva o attiva, all’arrivo dei “popoli del mare”.
Sono state inoltre studiate le correnti del Mediterraneo nei diversi mesi dell’anno per identificare rotte e possibili “porti”.
La tesi è correlata da un ampio catalogo che comprende tutti i siti presi in esame e il materiale rinvenuto.
Altre informazioni: Academia, Researchgate
33° ciclo di dottorato
Ciclo 33° - Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee (2017-2020)
Tutor: prof.ssa A. Pedrotti
Titolo del progetto: Alle origini del rogo votivo
Riassunto della ricerca: Il rogo votivo è un fenomeno religioso attestato in diversi luoghi di culto dall’età del Bronzo fino in epoca romana. Questo rito, praticato per millenni, sembra avere le sue origini nella tarda età del Rame come dimostrano alcune testimonianze di rituali legati al fuoco, tra cui il sito Pigloner Kopf in Sudtirolo con evidenze di culto (ripostigli in selce e rame, ceramica e ossa di animali bruciati). Attraverso le analisi scientifiche si intende rintracciare le vie di commercio del rame e le influenze culturali e religiose nel III millennio a.C.
Impiego attuale: Dottorando
32° ciclo di dottorato
Ciclo 32° - Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee (2016-2019)
Tutor: prof. D.E. Angelucci
Titolo del progetto: Modalità di sfruttamento dello spazio da parte dei gruppi umani in Europa durante l’ultimo interglaciale (MIS 5): un approccio geoarcheologico
Riassunto della ricerca: Il progetto si inserisce all’interno di un filone di ricerca incentrato sulla contestualizzazione cronostratigrafica di siti preistorici scavati durante i secoli scorsi, ma che continuano a rivestire un ruolo importante all’interno della ricerca archeologica moderna. In questo scenario, l’approccio geoarcheologico risulta particolarmente rilevante per via dell’intricata relazione esistente tra il registro sedimentario e quello archeologico. Vengono presi in esame siti noti, ma deficitari di studi stratigrafici sistematici, con il duplice obiettivo di ricostruire i processi di formazione del deposito e di testare l’utilità di questo approccio anche in contesti non classificabili come ad ‘alta risoluzione’. Nel concreto, il progetto indaga due siti chiave nell’ambito delle ricerche sul Paleolitico dell’Italia settentrionale: la Ciota Ciara (Borgosesia, VC) e Balzi Rossi Museo (Ventimiglia, IM). L’attività di ricerca combina interventi sul terreno e analisi di laboratorio e si focalizza in particolare sullo studio microstratigrafico per mezzo della micromorfologia archeologica.
Altre informazioni: Academia, Researchgate, Mendeley, Orcid
31° ciclo di dottorato
Ciclo 31° - Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee (2015-2018)
Tutor: prof.ssa A. Pedrotti
Anno discussione: 2019
Titolo del progetto: Il vaso antropomorfo nel Neolitico: origine, funzione e significato
Riassunto della ricerca: La ricerca ha affrontato il fenomeno dei vasi antropomorfi tra il VII e gli inizi del V millennio a.C. in una vasta area che comprende la penisola italiana con la Sicilia, l’Europa centrale, i Balcani e il Vicino Oriente. L’indagine ha permesso di censire 927 esemplari provenienti da 229 siti. L’analisi formale dei manufatti appartenenti alle culture attestate tra la Mesopotamia e il Reno ha consentito di stabilire i tempi e i vettori di diffusione di questa tradizione prima del suo arrivo in Italia, nonché di ipotizzare le connessioni che hanno trasmesso la tradizione del vaso antropomorfo alle comunità agricole del Neolitico nel sud-est del Mezzogiorno italiano. Lo studio dei reperti italiani ha condotto al riconoscimento di quattro aree principali interessate dal fenomeno e ha permesso di definirne gli stili.
Parte importante dello studio è stato l’esame dei singoli contesti di ritrovamento dei reperti, ai fini di comprenderne i possibili ambiti d’uso. In particolare la ricerca ha permesso di evidenziare la frequente e diffusa presenza del vaso antropomorfo in buche di rifiuti unitamente a una serie di oggetti simbolici: una presenza costante e dunque non casuale, che è indizio di scarto deliberato di materiali selezionati. Tale circostanza induce a ritenere che il vaso antropomorfo appartenga a un set di oggetti di uso rituale e che le rifiutaie del neolitico, contrariamente a quanto generalmente si ritiene, vadano interpretate anche come luoghi di attività performativa.
Impiego attuale: Collaboratore presso il Laboratorio B. Bagolini del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento
Altre informazioni: Academia, Researchgate, Orcid
CICLO 31°- Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee (2015-2018)
Tutor: prof.ssa E. Possenti
Anno di discussione: 2019
Titolo del progetto: Sepolture di cavalieri e cavalli in Italia e nell'occidente europeo tra IV e VIII secolo d.C. Testimonianze archeologiche e contesti culturali
Riassunto della ricerca: Nel progetto di dottorato sono state indagate le inumazioni che hanno restituito corredi assimilabili allo status di cavaliere e le sepolture intenzionali di equini - in alcuni casi associate a resti di altri animali - rinvenute in area italiana e databili tra IV e VIII secolo d.C. Per ogni attestazione sono stati studiati i contesti culturali, confrontando i dati raccolti con casi analoghi riscontrati nei territori d’Oltralpe e delle steppe asiatiche.
29° ciclo di dottorato
Ciclo 29° - Ciclo Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali (2014-2016)
Tutor: prof.ssa A. Pedrotti
Anno discussione: 2018
Titolo del progetto: Strutture di combustione e produzione ceramica a Lugo di Grezzana (VR): l’uso dell’archeologia sperimentale per l’ interpretazione di processi archeologici
Riassunto della ricerca: Nell'ambito dell'analisi delle strutture d'abitato è facile imbattersi in tracce di utilizzo del fuoco. Esse sono riferibili ad attività di vario genere, sia domestiche che artigianali: possono essere legate all'illuminazione, al riscaldamento, alla cottura del cibo e a molte altre che spesso sono difficili da individuare. Quello che rimane sono le strutture di combustione impiegate che, a partire dal Neolitico, assumono un ruolo determinante anche in relazione a nuove attività produttive legate a modi di vita stanziali.
In questo lavoro, al fine di elaborare un quadro delle evidenze note durante il Neolitico è stata effettuata una classificazione delle attestazioni di strutture di combustione nella nostra penisola e al di fuori dei suoi confini. Il caso studio è rappresentato dal sito di Lugo di Grezzana (VR) ubicato ai piedi dei Monti Lessini oggetto di ricerche sistematiche che hanno permesso di mettere in luce un abitato inquadrabile nel Neolitico antico e attribuibile alla cultura di Fiorano, 5500 - 4900 a.C. cal. Nel dettaglio vengono presentate e analizzate le strutture di combustione in fossa rinvenute nel sito. Esse si contraddistinguono per la presenza di tutte quelle tracce considerate identificative di processi di combustione: forti alterazioni termiche del suolo (rubefazione), presenza di carboni, ceneri, concotti e travi carbonizzate. Il lavoro è stato integrato da analisi archeometriche mirate alla caratterizzazione dei campioni di concotto disponibili (spettroscopia a infrarossi con Trasformata di Fourier, FT-IR, microscopia elettronica a scansione, SEM). L'uso dell'archeologia sperimentale come metodo di verifica di specifiche ipotesi che favoriscano una migliore interpretazione delle evidenze in esame è parte fondamentale della ricerca. Attraverso repliche di cottura in buca svolte sul campo, in prossimità del sito originario, è stato possibile risalire alle cause che possono essere state all'origine della formazione delle tracce presenti nel record archeologico. I rapporti di causa-effetto connessi alla combustione e le relative ripercussioni sulla struttura impiegata, sono stati dunque oggetto d'indagine e hanno permesso di rispondere a una serie di interrogativi e confermare o meno le ipotesi di volta in volta formulate.
È stato possibile comprendere meglio i processi legati all'alterazione termica dei sedimenti e alla preservazione di travi sul fondo la cui presenza, potrebbe esser riconducibile a una funzione ben specifica. Le repliche hanno permesso inoltre di approfondire le conoscenze sulla capacità termica delle strutture in fossa e i risultati consentono di considerarle potenzialmente adatte per la cottura di una classe ceramica come la figulina, come attestato dalle temperature massime raggiunte (700° C - 900° C). I risultati ottenuti permettono di sottolineare l'importanza di una disciplina come l'archeologia sperimentale che, grazie all'osservazione di fenomeni "dinamici" costituisce un importantissimo strumento per la comprensione del record archeologico.
Post-doc e altri progetti: Organizzazione scientifica, attività di segreteria, redazione testi, contatti e comunicazione in occasione del Convegno di Archeologia Sperimentale (EAC11), 2-4 Maggio 2019, Trento
Altre informazioni: Researchgate, Academia
28° ciclo di dottorato
Ciclo 28°- Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali (2012-2015)
Tutor: prof.ssa E. Possenti
Anno discussione: 2017
Titolo del progetto: Qualità di vita e salute in Trentino e Veneto tra età Tardoantica e Medievale. Studio antropologico e archeometrico di un campione umano
Riassunto della ricerca: Il progetto di dottorato qui presentato, si occupa della ricostruzione del profilo biologico, patologico e nutrizionale attraverso la ricostruzione della dieta di una parte della popolazione trentina e veneta vissuta in ambito urbano e rurale tra IV-XVIII secolo d.C.
Il campione, ben diversificato a livello storico-geografico, proviene da 20 contesti funerari scelti tra quelli rinvenuti negli ultimi trent’anni e sulla base di questi è stato tracciato un transetto che, partendo dalle aree trentine, ha coinvolto i territori alpini, prealpini veneti fino alle aree lagunari e sulla base di questo è stato organizzato lo studio.
Appartengono alle province di Trento i siti Palazzo Roccabruna (prima e seconda fase di necropoli, IV-VII sec. d.C.), Palazzo Pretorio (V-VII sec. d.C.), Palazzo Tabarelli (V-VII sec. d.C.) Riva del Garda-chiesa dei Santi Cassiano e Ippolito (prima e seconda fase di necropoli V-VII sec. d.C.), Vigo Lomaso-Monte San Martino (VI-VII sec. d.C.), Ossana-chiesa di San Vigilio (XVII-XVIII sec. d.C.), Segno-chiesa della Natività della Vergine Maria (XV-XVIII sec. d.C.) e Smarano-chiesa di Santa Maria Assunta (fine XII-XV sec. d.C.), di Belluno i siti di Palazzo Fulcis (seconda metà VI-VII sec. d.C.) e Ponte nelle Alpi-località Reveane (seconda metà VI-VII sec. d.C.), di Treviso Vittorio Veneto-San Rocco (fine V-VI sec. d.C.) e Via Malanotti (VII-VIII sec. d.C.), di Vicenza Arzignano-località Cava Poscola (metà V sec. d.C.) e infine di Venezia Altino-Mobilificio Filadelfia (metà IV-inizio V sec. d.C.) e località Zacchello (III-IV sec. d.C.). L’obbiettivo è fornire nuovi dati per una maggiore caratterizzazione della popolazione in età Tardoantica, Altomedievale, Bassomedievale-età Moderna, completando e rafforzando le conoscenze esistenti legate al dato archeologico e storico che riguardano tale periodo fornendo un contributo utile a illuminare alcune zone d’ombra presenti all’interno delle conoscenze dei processi sociali ed economici verificatisi in quest’area, con un occhio di riguardo all’Altomedioevo, momento che ancor oggi richiede, per alcuni aspetti, maggiore chiarezza a causa della scarsità di fonti scritte disponibili. Sono state selezionate 185 sepolture per un totale di 223 individui inumati, messi a disposizione dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Archeologici della Provincia Autonoma di Trento e dalla Soprintendenza Archeologica per il Veneto. L’analisi del campione è stata effettuata non solo a livello di contesto funerario, ma anche a livello di periodo storico, attraverso una metodologia multidisciplinare, basata su indagini sia bioarcheologiche che archeometriche. La ritualità è stata dedotta dall’edito mentre l’analisi bioarcheologica è stata effettuata ex-novo su tutto il campione con la ricostruzione del profilo biologico, l’analisi del quadro occupazionale e patologico, ponendo particolare attenzione alle evidenze legate allo stato nutrizionale. Dal quadro complessivo emerso si evince una popolazione con un discreto stato di salute compatibile con il periodo. Le analisi degli isotopi stabili di carbonio e azoto sul collagene osseo hanno interessato 114 individui e sono state condotte presso i Laboratori del Department of Human Evolution del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia (MPI-EVA) in Germania grazie alla disponibilità del direttore del Dipartimento, Prof. Jean-Jacques Hublin e dell’allora direttore del gruppo di ricerca legato alle scienze archeologiche, Prof. Michael P. Richard, con la collaborazione e la supervisione del Prof. Marcello A. Mannino, allora ricercatore presso lo stesso Istituto.
I valori del carbonio del campione di età Tardoantica sono tipici di una dieta basata su piante a fotosintesi C3 quali frumento, orzo segale e altri cereali chiamati “maggiori”, quelli legati all’età Altomedievale a piante sia C3 che C4 come miglio, panìco e sorgo, mentre quelli di età Bassomedievale-età Moderna presentano una variazione ancora più ampia. La spiegazione di questa varietà nei valori del carbonio può essere ricercata nel cambiamento delle colture in questi tre periodi storici legata in parte sia alla peculiarità dell’areale geografico investigato che ha visto incontrarsi e scontrarsi modelli alimentari differenti, sia alle variazioni climatiche intercorse nel periodo considerato. La sovrapposizione di culture diverse può giustificare anche la varietà della quantità di proteine assunte in età Tardoantica che con il passare dei secoli si riduce. Inoltre, in età Tardoantica e Altomedievale la stabilità dei valori più bassi dell’azoto a fronte di un abbassamento dei valori più alti nel secondo periodo, potrebbero indicare una diminuzione degli individui con una dieta basata prevalentemente su proteine animali, mentre in età Bassomedievale-età Moderna si assiste a una probabile omogeneizzazione delle quantità proteiche assunte.
Nel complesso i trend che emergono suggeriscono cambiamenti nelle diete trentine e venete tra la fine del periodo romano e la fine del Medioevo simili a quelli recentemente riscontrati nelle regioni limitrofe. Il quadro patologico-alimentare è stato integrato con i dati ottenuti dall’osservazione delle patologie su 3071 elementi dentari appartenenti a 142 individui. Correlando il numero delle carie di ogni soggetto sottoposto ad analisi isotopiche con i valori ottenuti, è emerso chiaramente come negli individui con valori dell’azoto più alti la presenza della carie sia minore, o addirittura assente, mentre negli individui che presentano valori più bassi, sia di gran lunga maggiore.
Post-doc e altri progetti 2019: Partecipa al progetto "3D Models of osteoarcheological findings. Case of study: Medieval remains of human vertebrae uncovered in the Church of Santa Maria del Monte in Varese, North Western Italy (XVIII-XX century AD)”, in collaborazione con Chisté P. (TeFALab, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Trento), Tonina E. (LaBAAF, Dipartimento di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Trento), Licata M., Gorini I., Larentis O. (Centro di Ricerca in Paleopatologia e Osteoarcheologia, Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita, Università dell'Insubria, Varese)
Altre informazioni: Academia
28°- Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali - Docteur en Préhistoire (2012-2015)
Tutor in cotutela: prof. S. Grimaldi; prof. D. Binder (CEPAM-Francia)
Discussione anno: 2016
Titolo del progetto: Il Gravettiano dell’Italia tirrenica nel contesto mediterraneo: definizione delle strategie di insediamento e mobilità attraverso lo studio delle materie prime e delle industrie litiche
Riassunto della ricerca: Il Gravettiano è il secondo complesso crono-culturale del Paleolitico superiore, diffusosi in tutta Europa tra 30.000 e 20.000 anni fa. Durante questo periodo a causa dell’avvicinarsi dell’ultimo massimo glaciale l’Italia era divisa in due regioni dalla catena appenninica: da un lato la costa adriatica caratterizzata da un clima freddo-umido e dall’altro la costa tirrenica più temperata. Quest’ultima costituisce l’area d’indagine di questa ricerca. Al fine di comprendere le dinamiche di sviluppo e le strategie di mobilità dei gruppi gravettiani sono stati presi in esame diversi insiemi litici: a) la sequenza gravettiana del Riparo Mochi (Balzi Rossi, Liguria – Italia), una delle più importanti stratigrafie del Paleolitico superiore italiano, è stata interamente analizzata; b) all’interno dei Balzi Rossi un confronto diretto è stato realizzato grazie allo studio della Grotta dei Fanciulli; c) Infine, il sito di Bilancino (Toscana – Italia) e alcune piccoli siti della Francia meridionale sono stati indagati permettendo di contestualizzare il Gravettiano tra l’arco liguro-provenzale e l’Italia nord-occidentale. La relazione tra la provenienza delle materie prime e gli aspetti tecno-tipologici delle industrie litiche ha permesso di approfondire le nostre conoscenze sul comportamento dei gruppi di cacciatori-raccoglitori gravettiani, ridiscutendo la cronologia e la mobilità territoriale del Gravettiano di tutta l’Italia tirrenica.
Résumé de la recherche: Le Gravettien est le deuxième ensemble chrono-culturelle du Paléolithique supérieur après l’Aurignacien. La diffusion du Gravettien en Europe s’est produite rapidement, entre 30.000 et 20.000 ans BP. Pendant cette période, l’instabilité climatique due à l’approche du LGM a engendré la formation d’environnements différents. En particulier, la péninsule italienne était divisée en deux régions par la chaîne des Apennins: la côte adriatique, froide et aride à Est et la côte tyrrhénienne plus tempérée, à Ouest. Cette dernière fait l’objet de la présente étude. Dans le but de comprendre les stratégies de mobilité adoptées par les groupes gravettiens et leur développement, plusieurs assemblages lithiques ont été analysés. Notamment, la séquence gravettienne du Riparo Mochi (Balzi Rossi, Ligurie – Italie), qui livre une des plus importantes stratigraphies du Paléolithique supérieur italien, a été entièrement étudiée. À l’intérieur du complexe archéologique des Balzi Rossi, une comparaison directe a été faite avec la collection gravettienne de la Grotte des Enfants. Plusieurs collections mineures provenant de sites provençaux ont été examinées, en permettant d’effectuer une comparaison avec les données des Balzi Rossi. Enfin, l’analyse du site de Bilancino situé en Toscane (Italie) a rendu possible de contextualiser le Gravettien entre l’arc liguro-provençal et l’Italie. La relation entre les aspects techno-typologiques et la provenance des matières premières fournit des avancées importantes dans notre compréhension du comportement des chasseur-cueilleurs qui ont habités ces sites et permet de discuter la chronologie et la mobilité territoriale du Gravettien tyrrhénien.
Post-Doc e altri progetti: 2018/2020 - I primi gruppi agropastorali in Trentino: adattamenti tecnici ed evoluzione culturale durante il Neolitico
Impiego attuale: Assegnista di ricerca (Università degli studi di Trento)
Altre informazioni: Academia, Researchgate, Orcid
Ciclo 28° - Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali (2012-2015)
Tutor: prof.ssa A. Pedrotti, prof.ssa P. Piacentini
Anno discussione: 2016
Titolo del progetto: La collezione predinastica del Museo Egizio di Torino: uno studio integrato di archivi e reperti
Riassunto della ricerca: La collezione predinastica del Museo Egizio di Torino è stata acquisita e arricchita soprattutto grazie all'opera dell'egittologo italiano Ernesto Schiaparelli (1856-1928), attraverso scavi archeologici e acquisti sul mercato antiquario. Schiaparelli non pubblicò mai i risultati dei suoi scavi nei siti predinastici di Gebelein, Hammamiya e Eliopoli e gran parte dei suoi record di scavo rimangono ad oggi inediti. Il presente studio ha come obiettivo quello di ricostruire la storia della formazione della collezione predinastica del Museo Egizio di Torino e di definirne la natura qualitativa e quantitativa attraverso uno studio integrato di archivi e reperti.
Post-doc e altri progetti: Post-dottorato presso l'Università di Pisa, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere (egittologia.cfs.unipi.it/it/staff-scientifico/federica-ugliano); ricercatore presso il Museo Egizio (Torino)
Impiego attuale: Assegnista di ricerca presso l’Università di Pisa, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere
Altre informazioni: Academia, Pubblicazioni
27° ciclo di dottorato
Ciclo 27° - Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali (2011-2014)
Tutor: prof. D.E. Angelucci
Anno discussione: 2016
Titolo del progetto: Dinamiche formative di due siti di riferimento del Paleolitico nella Penisola Iberica sud-orientale. Analisi micromorfologica dei depositi di Cueva Antón e Cueva Negra (Spagna, Murcia).
Riassunto della ricerca: La mia ricerca, di stampo prettamente geoarcheologico, si è rivolta allo studio dei depositi di due siti di riferimento del Paleolitico della Penisola Iberica, Cueva Antón e Cueva Negra del Estrecho del Río Quípar (Murcia, Spagna). L’analisi delle stratificazioni di entrambi i siti si è avvalsa della descrizione e del rilievo eseguito sul terreno e dello studio microscopico del sedimento, in particolare dell’analisi micromorfologico di sezioni sottili, ed ha permesso di:
- chiarire quali sono stati i processi che hanno determinato la genesi della stratificazione, nel suo complesso e di particolari evidenze sedimentarie associate in via preliminare alla combustione;
- delineare l’ambiente in cui è avvenuta la frequentazione umana;
- valutare l’integrità del record archeologico.
Altre informazioni: Academia, Researchgate
26° ciclo di dottorato
Ciclo 26° - Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali - Doctorat en Langues, histoire et civilisations des mond (2010-2013)
Tutor in cotutela: prof.ssa A. Pedrotti, prof. A. Beeching (Université de Lyon)
Anno discussione: 2014
Titolo del progetto: Componenti culturali nei siti neolitici emiliani tra Neolitico Recente e Finale - Composantes culturelles néolithiques en Emilie entre le milieu du Véme et le debut du IVéme millénaire avant J.C.
Riassunto della ricerca: Il periodo in esame è uno dei pochi momenti della preistoria italiana in cui il record archeologico consenta di individuare l’arrivo di gruppi alloctoni in concomitanza con la disgregazione di un mondo indigeno di antica tradizione. I lavori relativi a questa fase del Neolitico fanno principalmente riferimento alle osservazioni di Bagolini (Bagolini e Biagi 1987; Bagolini 1998) riprese da vari altri autori (ad es. Barfield et alii 2000), che delineano per l’Italia settentrionale un quadro molto sfaccettato, creato dall’interazione tra la gente della locale Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata e genti di cultura Chassey provenienti dall’attuale Francia, oltre che dagli apporti nord alpini che acquisiscono peso crescente nel tempo (Capitolo 1). L’incontro, verificatosi di zona in zona in tempi e modi diversi tra metà V e metà IV millennio a.C., sembra essersi prodotto lungo le vie costiere e transalpine legate soprattutto allo scambio di materie prime (pietre verdi, ossidiana, selce), ma anche di competenze tecnologiche. Nella lettura di queste nuove interazioni, quindi, sta la possibilità di spiegare la crisi del mondo di cultura occidentale nella prima metà del IV millennio, dalla cui disgregazione si sviluppano esperienze in cui oggi si distinguono soprattutto i tratti di discontinuità con le tradizioni precedenti (vari Autori in Ferrari et alii 2002a). L’Emilia, rappresenta un crocevia di tutti gli apporti diretti e indiretti dagli ambienti citati sopra. Lo dimostra la marcata variabilità culturale riscontrata in siti anche vicini, attribuita principalmente a differenze cronologiche (Bagolini 1981), ma anche derivante dall’intreccio di percorsi culturali complessi. Questa regione rappresenta quindi un’areale privilegiato di osservazione per valutare le modalità di incontro, tra conflittualità, interazione e assimilazione, tra i diversi gruppi umani che si sono stanziati o hanno comunque interessato il territorio nel periodo in esame. Se il quadro di riferimento delineato da Bagolini negli anni ‘80 rimane a grandi linee condivisibile, lo sviluppo del dibattito culturale, i rinvenimenti recenti e lo studio dei siti emiliani proposto da questo lavoro di dottorato ne permettono approfondimenti e aggiornamenti. Ad esempio, nello stesso mondo Chassey, di cui era già nota la variabilità diacronica e spaziale (Vaquer 1990, 2002; Beeching 1995, 2002), sono oggi individuate specifiche regionali sempre più marcate, che rivelano una matrice di diffusione nei territori italiani sempre più frazionata (Capitolo 2). I contesti emiliani oggetto di questo lavoro sono quelli inediti ed editi riconducibili agli ultimi secoli del V millennio e ai primi del IV BC cal. In dettaglio si tratta del sito di S:Andrea a Travo (capitolo 5) e Le Mose a Piacenza (capitolo 4), Vignola a Fiorenzuola (capitolo 7), Botteghino (capitolo 6) e Vighi e Parma (capitolo7), S. Ilario d'Enza (Reggio Emilia) (capitolo 7). Lo studio si è concentrato sull'analisi dell'industria ceramica, da un punto di vista sia tecnologico che tipologico (capitolo 3), al fine di poter meglio definire la cronologia interna dei diversi siti. A partire da quest'analisi sono stati infatti identificati un certo numero di tipi rappresentativi, per i quali è stata proposta una cronologia relativa utile per poi ricostruire un quadro cronologico che rendesse conto della variabilità riscontrata nell'areale emiliano nel periodo a cavallo del V millennio. In questa chiave di lettura, i siti di Travo e Le Mose si sono rivelati quelli più utili nella costruzione di questa crono-tipologia innanzitutto poiché si tratta di siti plurifase. Lo studio della stratigrafia verticale a Travo e orizzontale a Le Mose delle diverse fasi insediative dal vbq I al Neolitico finale, ha fornito infatti dati importanti per la valutazione diacronica dei diversi indicatori culturali.
Impiego attuale: dal 2008 è direttrice del “Parco archeologico” e del “Museo archeologico” di Travo, sviluppa sia i programmi educativi relativi alle scuole sia l'attività scientifica relativa al museo
Current employment: Since 2008 she is director of the “Archaeological Park” and the “Archaeological Museum” of Travo, developing both the educational programs related to schools and the scientific activity related to the Museum
Alte informazioni: Academia
25° ciclo di dottorato
Ciclo 25° - Analisi e storia del territorio e delle forme del paesaggio (2009-2012)
Tutor: prof.ssa A. Pedrotti
Anno discussione: 2014
Titolo del progetto: La palafitta di Ledro. Metodologie ed approcci combinati per la comprensione di un sito e del suo territorio
Riassunto della ricerca: La ricerca affronta lo studio della palafitta di Ledro, uno dei siti di riferimento per l’età del Bronzo in Europa. Nel lavoro è proposta un’accurata e dettagliata ricostruzione della storia degli studi, affiancata da un aggiornamento dei dati stratigrafici dedotto dalla rilettura e trascrizione dei diari di scavo del 1929, 1937 e 1957. Efficaci sono i risultati che emergono dall’analisi del territorio ledrense, affrontata tramite remote sensing e ricognizioni sistematiche sul campo. Le ricognizioni hanno infatti permesso di individuare nuovi siti archeologici tra cui quello di Pozza Lavino che retrodata il primo popolamento della Valle di Ledro agli inizi dell’Olocene. Ampio spazio viene dedicato anche al ruolo e ai compiti del Museo nel settore della valorizzazione e delle attività didattico divulgative collegate alla Public Archaeology.
Impiego attuale: Collaboratore per la ricerca presso il Museo delle Palafitte di Ledro (muse.it/Alessandro-Fedrigotti)
Altre informazioni: Academia, alessandro.fedrigotti@muse.com
Ciclo 25° - Analisi e storia del territorio e delle forme del paesaggio (2009-2012)
Tutor: prof.ssa A. Pedrotti
Anno discussione: 2014
Titolo del progetto: Il sito di Arano (Illasi-Verona, scavo 2007) alla luce delle trasformazioni sociali, economiche, tecnologiche, tra età del Rame e Bronzo Antico in Italia settentrionale
Riassunto della ricerca: L’analisi del sito di Arano si concentra nei primi 5 capitoli. La cronologia delle frequentazioni comprende l’età del Rame e l’antica età del Bronzo, e la quantità di elementi da considerare e analizzare, nella loro specificità e complessità, è senza dubbio notevole. Il Capitolo 6 rappresenta il tentativo di enfatizzare l’importanza del dato archeometallurgico, perché emerso in un contesto così particolare come quello dell’area nord-orientale dell’Italia settentrionale, ricca di depositi minerari conosciuti e sfruttati, ai quali però non è possibile riferire la materia prima con cui sono stati realizzati i materiali in metallo del sito. Il Cap. 7 riguarda la contestualizzazione della necropoli dell’antica età del Bronzo nel quadro dei pochi rinvenimenti funerari coevi conosciuti in Italia settentrionale. L’areale e la cronologia portano a riferire Arano alla Cultura di Polada, della quale ho cercato di mettere in evidenza problematiche, lacunosità, contraddizioni. Il Cap. 8 rappresenta, infine, un approfondimento sulle necropoli e i gruppi culturali coevi a nord dell’arco alpino, in particolare quelli stanziati in area danubiano-carpatica, con una selezione necessariamente parziale e soggettiva dei contesti di confronto.
Impiego attuale: Funzionario archeologo presso la Soprintendenza, archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, responsabile della tutela delle provincie di Vicenza e Rovigo
Altre informazioni: Academia, paola.salzani@beniculturali.it
24° ciclo di dottorato
Ciclo 24° - Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali (2008-2011)
Tutor: prof.ssa A. Pedrotti
Anno discussione: 2012
Titolo del progetto: Tecniche digitali di Modellazione 3D applicate alla ricerca e documentazione archeologica
Riassunto della ricerca: Oggetto di questa ricerca è l’esame di alcuni aspetti relativi all’applicazione di sistemi informatici finalizzati alla modellazione tridimensionale in contesti archeologici, con particolare attenzione alle ricadute scientifiche nelle indagini e nella documentazione. Sono state quindi affrontate le problematiche connesse con la creazione di modelli tridimensionali dell’esistente tramite strumenti di rilevamento diretto e la possibilità di una verifica delle alte potenzialità connesse con questi sistemi, anche grazie all’analisi dell’effettivo apporto della disciplina archeologica e del ruolo che la figura dell’archeologo deve assumere, alla luce delle crescenti problematiche tecniche emerse nello sviluppo delle ricerche. Le analisi si sono articolate in primo luogo nell’ambito del progetto multidisciplinare APSAT (Ambiente e Paesaggi dei Siti d’Altura Trentini) e in particolare nella sezione (Attività 5) "Rilievo dei siti tramite fotogrammetria, laser scanner, stazione totale e GPS", curata dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento, attraverso l’esame di una serie di casi-studio dedicati ad alcuni castelli e siti trentini (Castel San Michele a Ossana, Castel San Pietro a Ton, Calvola a Tenno, Riparo Gaban, loc. Martignano e Riparo Dalmeri a Grigno). La ricerca ha affrontato quindi altri casi particolarmente significativi per le specificità rilevate (tombe etrusche a camera dipinte, il frontone del Tempio A di Pyrgi a S. Marinella, RM, l’area archeologica di Paestum a Capaccio, SA), per l’applicazione in ambito archeologico professionale (scavo archeologico nell’area della città etrusca di Marzabotto, BO, rilevamento e analisi della stratigrafia muraria dell’area del Teatro romano di Ventimiglia, IM), nonché per l’elaborazione di modelli e ricostruzioni tridimensionali per la divulgazione scientifica (supporti da modello 3D per la fruizione della Tomba della Caccia e della Pesca a Tarquinia, VT, supporti per la mostra internazionale itinerante "Etruschi in Europa", Videowall del nuovo Museo delle Scienze (MUSE) con la rappresentazione dell’evoluzione della Conca di Trento). E’ stato così possibile mettere in luce il valore dell’esperienza diretta dell’archeologo come una delle istanze fondamentali dell’evoluzione scientifica in questo campo, in grado di indirizzare in modo determinante le scelte e gli obiettivi specifici dell’esecuzione dei rilevamenti tecnici. Chiave specifica della ricerca è quindi la possibilità di generare una riflessione mirata sulle problematiche tecniche direttamente connesse con l’archeologia allo scopo di cogliere il significato che la modellazione tridimensionale assume all’interno della disciplina e dell’evoluzione della metodologia della ricerca.
Post-doc e altri progetti: Partecipa al progetto "SUCCESSO-TERRA – Human Societies, Climatic/Environmental Changes and Exploitation/Sustainability of Natural Resources in the Po Plain during the Mid-Holocene. The case study of the Terramare culture (Project PRIN-20158KBLNB)"
Impiego attuale:
- Ricercatore a tempo determinato (RTDa) di Metodologia della ricerca Archeologica e docente di Metodologia della ricerca archeologica ed Etruscologia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell'arte (giorgio.baratti@unicatt.it);
- Professore a contratto di Etruscologia presso l'Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Studi storici (giorgio.baratti@unito.it);
- Conservatore archeologo del Museo delle Grigne di Esino Lario dal 2018.
Ciclo 24° - Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali (2008-2011)
Tutor in cotutela: prof.ssa A. Pedrotti, prof. D.E. Angelucci, prof. G.W. Barker (U. of Cambridge)
Anno discussione: 2012
Titolo del progetto: Etnoarcheologia dei Paesaggi Pastorali nelle Alpi: Strategie Insediative Stagionali d'Alta Quota in Trentino
Riassunto della ricerca: Questo progetto analizza i sistemi insediativi pastorali moderni nelle alte quote della Val di Fiemme (Trentino), al fine di creare un modello predittivo per l’identificazione di siti pastorali archeologici. Solo pochi siti archeologici legati all’attività pastorale sono infatti noti in ambito alpino, e questa carenza di dati condiziona l’interpretazione delle strategie pastorali antiche. Il progetto si divide in due parti complementari: “desk ethnoarchaeology”, ovvero l’analisi spaziale delle relazioni tra siti pastorali attuali (malghe) e l’ambiente montano della Val di Fiemme; “field ethnoarchaeology”, lo studio etnografico delle relazioni tra i pastori e il loro paesaggio. L’integrazione delle due parti ha consentito di interpretare i sistemi insediativi pastorali moderni in Val di Fiemme, e in particolare di correlarli con l’attività di produzione casearia stagionale. Il passo finale è stata la verifica dell’utilità archeologica della “field” e “desk ethnoarcheology”. Il modello creato è stato testato su alcuni siti archeologici pastorali (recinti, capanne e ripari) della Val di Sole (Ortisé e Menas, Mezzana). In questo caso il modello descrive bene la logica locazionale dei recinti e meno bene quella dei ripari sottoroccia. Questo dato è molto interessante, in quanto i recinti erano probabilmente legati ad attività di mungitura e caseificazione, mentre i ripari erano utilizzati in maniera più effimera. Tale risultato ha consentito di proporre due funzioni archeologiche per il modello: una predittiva, legata all’identificazione di nuovi siti; e una interpretativa, che consente di discriminare siti legati ad attività casearia da altri siti pastorali.
Post-doc e altri progetti:
- Giugno 2012 e Maggio 2013, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, con un progetto incentrato sul rilievo archeologico e sull'analisi spaziale di siti preistorici e storici negli altopiani di San Vito di Cadore (regione Veneto, Alpi orientali, Italia);
- Giugno 2013, ricercatore Marie Curie presso il Dipartimento di Archeologia dell'Università di York, con un progetto di ricerca incentrato su come i pastori delle Alpi occidentali modellano i loro paesaggi stagionali negli altopiani delle Alpi occidentali e francesi occidentali;
- ALPES (Alpine Landscapes: Pastoralism and Environment of Val di Sole);
- EthWAL: Ethnoarchaeology of Western Alpine upland Landscapes.
Impiego attuale: Ricercatore presso la Newcastle University, School of History, Classics and Archaeology (francesco.carrer@ncl.ac.uk)
Altre informazioni: Academia, Researchgate, Orcid
Ciclo 24° - Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali (2008-2011)
Tutor in cotutela: prof.ssa E. Possenti, prof. A.J. Howard (U. of Birmingham)
Titolo del progetto: Remote Sensing Analysis e Archeologia dei Paesaggi nel Trentino orientale: la Valsugana, la Val di Cembra e l'Altopiano di Pinè tra l'epoca tardo antica e il medioevo
Riassunto della ricerca: Lo studio ha affrontato l'analisi dei paesaggi archeologici di un'ampia porzione del Trentino orientale (Valsugana, Val di Cembra e Altopiano di Pinè) a partire dall'utilizzo sistematico ed integrato di diverse fonti telerilevate (fotoaerea verticale, ortofoto digitali, Lidar). A fronte di un panorama archeologico pregresso piuttosto sottorappresentato, costituito in modo preponderante da dati di vecchia acquisizione e dalla quasi sistematica assenza dell'indagine stratigrafica, la remote sensing analysis ha portato al censimento di quasi mille contesti di interesse, la maggior parte dei quali costituiti da tracce di evidente natura antropica. Tuttavia, le pessime condizioni di visibilità superficiale non hanno in molti casi consentito la contestualizzazione cronologica delle evidenze riconosciute, sottolineando la necessità di predisporre strategie di indagine più invasive (scavi archeologici, shovel test pits, pulizia di sezioni esposte). A partire da questi risultati, l’analisi si è focalizzata sullo studio dei sistemi agrari della porzione centrale della Valsugana, dove, attraverso l’utilizzo delle fonti scritte, dei dati materiali, della toponomastica, della cartografia storica, è stata proposta una lettura diacronica che ricostruisce l’evoluzione dei parcellari dall’alto medioevo fino ai giorni nostri. I risultati di questa ricerca sono stati utilizzati per ridiscutere alcune tematiche storiografiche particolarmente significative per l’area di ricerca: lo sfruttamento agricolo di epoca romana e tardo antica, l’insediamento dei Longobardi, il ruolo dei cambiamenti climatici e dell’evoluzione ambientale, la definizione dei nuovi assetti politico-amministrativi in epoca pieno medievale (XI sec.). Particolare attenzione è stata infine assegnata ai castelli e alle ripercussioni sul paesaggio che produsse la diffusione sul territorio di questi nuovi centri di potere, in relazione soprattutto allo sfruttamento delle risorse ambientali (aree di coltivo, pascoli, miniere) tra XI e XIV secolo.
Post-doc and other projects:
- 2013, Universitè de Franche-Comtè (Besançon, France): Lidar data analysis of the surroundings of Besançon in the medieval period;
- 2013, ArMedEa project - Archaeology of Medieval Earthquakes in Europe (1000-1550 AD) - armedea.wordpress.com;
- 2017, present: Durham University – RiskRes project: Risk and resilience. Exploring responses to historic earthquakes in Europe, Ad 1200-1755.
Impiego attuale: Ricercatore associato presso l’Università di Durham, Dipartimento di archeologia (paolo.forlin@durham.ac.uk)
Altre informazioni: Academia, Researchgate
Ciclo 24° - Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali (2008-2011)
Tutor: prof.ssa E. Possenti, prof. G. Albertoni
Titolo del progetto: Insediamenti e paesaggi in val di Non (TN) tra età tadoantica e altomedioevo: nuovi approcci allo studio del paesaggio rurale d'ambito montano
Riassunto della ricerca: Il contributo in oggetto è relativo allo studio del paesaggio storico dell’area anaune, in particolare della sequenza dei diversi sistemi agrari tra età medievale e prima età moderna. Nella grande maggioranza dei casi si tratta di paesaggi generati dai nuclei insediativi del territorio e agganciati alla rete viaria locale. Parallelamente la ricerca si è interrogata sulla distribuzione e sulle forme del popolamento di questo territorio tra età medievale e prima età moderna, con un ulteriore affondo sull’analisi della topografia degli insediamenti (distribuzione e interrelazione tra edifici, luoghi di culto, spazi d’uso, percorsi stradali e infrastrutture). Oltre al tema dello sviluppo del paesaggio agrario dell’area in oggetto, si è cercato di approfondire gli aspetti della produzione agraria locale (principalmente cereali e vino) e dello sfruttamento delle risorse locali da parte dei diversi attori sociali del territorio (vescovo, enti ecclesiastici, famiglie nobiliari, comunità rurali). La strategia di ricerca necessaria per rispondere a questi interrogativi si è avvalsa di un approccio multidisciplinare, basato su un continuo gioco di specchi tra vari tipi di fonti: dato archeologico; dato materiale (strutture residenziali, edifici di culto); fotografie aree e immagini Lidar; cartografia storica ed attuale (carte topografiche ante catasto austriaco, CTP, carte catastali ottocentesche ed attuali); documenti d’archivio; macro e microtoponimi attuali e storici. Altrettanto significativa si è rivelata l’applicazione di un metodo d’analisi regressivo, che, partendo dalla configurazione odierna, ha cercato di risalire alle forme più antiche del territorio in oggetto.
Post-doc e altri progetti: 2011-2013. Collabora al progetto nell’ambito del PRIN 2009 “Roma e la Transpadana: processi acculturativi, infrastrutture, forme di organizzazione amministrativa e territoriale”, in particolare, presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia, dell’Università degli Studi di Trento
Impiego attuale: Coordinatrice dell’Ecomuseo del Lagorai
Altre informazioni: Researchgate
Ciclo 24° - Studi Umanistici. Discipline filosofiche, storiche e dei beni culturali (2008-2011)
Tutor: prof.ssa E. Migliario
Anno discussione: Dottorato interrotto nel novembre 2011 per incompatibilità con l’attività lavorativa
Titolo del progetto: L’Alto Garda e le Valli Giudicarie fra età del Ferro e romanizzazione. Etnie e territori di frontiera fra area retica e camuna
Impiego attuale:
- Funzionario archeologo presso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia, responsabile della tutela della città di Brescia, della Valle Camonica, Valtrompia e Valsabbia e del lago di Garda. Responsabile dell’Area Archeologia dell’Ufficio (soprintendenzabrescia.beniculturali.it/funzionigramma, serenarosa.solano@beniculturali.it);
- Direttore dell’area archeologica della Basilica romana di Brescia, del Parco Archeologico del Teatro e dell’Anfiteatro di Cividate Camuno, del Parco Archeologico del Santuario di Minerva di Breno e responsabile delle aree archeologiche di Nuvolento, Toscolano e Lonato.
Altre informazioni: Academia